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Psicologa e Psicoterapeuta ADLERIANA

Psicologa e Psicoterapeuta ADLERIANA

VALENTINA GLORIOSO

Psicologa e Psicoterapeuta ADLERIANA

LA DIPENDENZA AFFETTIVA: il bisogno dell’altro ad ogni costo

<<Se può amare solo gli altri, non può amare affatto>>(Erich Fromm, 1957)

 

Comunemente alla parola dipendenza viene associato un significato abbastanza restrittivo e non sempre congruo che è quello della dipendenza patologica correlata a CONDOTTE DEVIANTI quali l'abuso di sostanze (alcool, droghe, caffeina, energy drink); il gioco d’azzardo patologico (GAP) e i cosiddetti nuovi Internet Addiction Disorders.

In realtà dobbiamo estendere il campo ad un concetto che superi la sola sfera comportamentale patologica e che affonda le proprie radici nella dimensione emotiva di ogni persona.

Tutti noi, infatti, abbiamo sin dalla nascita la necessità di comprensione empatica, attaccamento e tenerezza: ciò rappresenta il “cemento” essenziale per sviluppare il sentimento sociale, la capacità di relazionarsi e di costruire legami sani di reciprocità ed interdipendenza in età successive (Adler A., “Il senso della vita”).

Per capire meglio possiamo fare un esempio molto semplice ed immediato: qualunque bambino alla nascita ha un fisiologico bisogno di dipendere non solo in senso normativo (nutrizione, pulizia, ecc.) dalla madre e dal padre, ma anche e soprattutto di dipendere EMOTIVAMENTE per esistere, crescere e definirsi come essere umano. Il neonato per così dire “s’innamora di coloro che lo accudiscono” (da “Quando l’amore è una schiavitu’”, Ghezzani N., 2011, pag. 23) per poi allentare questa forma di dipendenza affettiva dal mondo adulto nel momento in cui non assolverà più scopi di benessere e crescita.

Abbiamo fin qui compreso come quello della dipendenza (o meglio interdipendenza) affettiva rappresenti un bisogno comune che, dunque, deve evolvere nel corso delle prime relazioni.

 

LA DIPENDENZA NELLA RELAZIONE DI COPPIA

In una relazione di coppia, in particolare durante la fase iniziale dell’innamoramento, è comprensibile un certo grado di dipendenza: il desiderio di tenerezza, attenzioni e la voglia per così dire di “fondersi con l’altro”.

Anche in questo caso, come per il bambino, si tratta di un desiderio “fusionale” che con lo stabilizzarsi del rapporto tende naturalmente a scemare. E se questo non avviene, ma al contrario le richieste di simbiosi persistono o aumentano, siamo con molta probabilità in una condizione DIPENDENZA AFFETTIVA (DA).

Quest'ultima è definibile come una modalità patologica di vivere la relazione amorosa, poiché la persona dipendente arriva a negare i propri bisogni e desideri, rinunciando al proprio spazio Individuale vitale pur di non perdere il partner, che viene idealizzato come unica possibile fonte di gratificazione, attenzione o protezione.

Al pari di una sostanza, anche il partner finisce con il diventare l’ossessione che non si riesce a togliere dalla testa; e per soddisfare il bisogno stagnate di fondersi con lui, la persona dipendente arriva a sacrificare qualsiasi spinta evolutiva di cambiamento ed ogni altra soddisfazione personale (anche laddove siano alla sua portata).

 

PERCHÉ SI HA BISOGNO DELL’ALTRO AD OGNI COSTO?

Il dipendente affettivo prova un tale bisogno, assoluto ed a tratti ossessivo, di rassicurazione e di certezze, da autoindurre una sorta di “perdita dell’Io” ed una condizione in cui l’altro rappresenta il solo elemento di ebbrezza e di piacere; tutto ciò nonostante un rapporto che spesso degenera in una relazione malata e pericolosa con costanti attacchi da parte del partner, manipolazione emotiva perversa o, nei casi peggiori, comportamenti violenti e aggressioni psico/fisiche.

Se volessimo tracciare l’identikit di una persona affetta da “Love Addiction” certamente troveremmo alcune delle seguenti caratteristiche

 

  1. AUTOSTIMA SCARSA O NULLA: la persona ha un’ immagine di se inappropriata percependosi sempre come più debole di.., meno capace rispetto a.., mai abbastanza quanto gli altri. Il sentimento d’inferiorità porta ad un senso di inadeguatezza perenne che può accompagnarsi a timore di sbagliare, insicurezza, senso di colpa, rabbia repressa.
  2. BISOGNO DI CONFERME, RASSICURAZIONI e PRESENZA AD OGNI COSTO: l’assenza della persona da cui si dipende porta ad uno stato di disperazione e prostrazione che può essere interrotto solo dalla sua presenza concreta e materiale.
  3. L’INCAPACITÀ DI CONTROLLARE IL PROPRIO COMPORTAMENTO: la persona perde la capacità di giudizio critico, non in ogni campo della propria vita ma esclusivamente nel campo della relazione tra se ed il partner, arrivando a compiere anche agiti non logici o eccessivamente impulsivi. Quando ciò avviene il dipendente prova ancora più vergogna, frustrazione e senso di impotenza.
  4. PIACERE (EBBREZZA) DATO DA QUESTO AMORE: si tratta di una vera e propria sensazione di euforia sperimentata in funzione delle reazioni manifestate dal partner rispetto ai propri comportamenti.
  5. TOLLERANZA: così come avviene con la “dose” di una sostanza, anche nella dipendenza affettiva c’è il bisogno di aumentare la quantità di tempo da trascorrere con il partner, riducendo sempre di più gli spazi di autonomia ed i contatti esterni alla coppia. Un comportamento che sembra alimentato dalla incapacità di mantenere una “presenza interiorizzata” rassicurante dell’altro, e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell’altro nella propria vita.

 

COME USCIRE DALLA DIPENDENZA AFFETTIVA?

Per prima cosa sarebbe importante avvicinarsi all’idea di avere un problema, di vivere una situazione che provoca sofferenza, in modo da essere motivati a chiedere realmente aiuto ad una persona esperta e comunque diversa dal partner.

Un supporto esterno potrebbe incoraggiare la persona a mettere a fuoco il perché pensi di avere bisogno di quella relazione patologica (oltre che concentrarsi sul motivo per cui non riesce ad allontanarsene).

Talvolta può essere utile provocare un allontanamento dal soggetto con cui si ha un rapporto di dipendenza: il distacco fisico permette, infatti, di raggiungere una diversa prospettiva di osservazione che può a sua volta agevolare la presa di coscienza ed il distacco emotivo. .

La meta finale consiste non tanto nel ricostruire il legame con l’altro (aspetto di per sé sano e auspicabile) quanto RICOSTRUIRE IL LEGAME CON SE STESSI, il riconoscimento di sé come persona che ha diritto ad emozioni sane.

 

Il mio centro è dentro di me”

(da Avere o essere?, Fromm E., Mondadori, 2006)

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